Il sistema del tasso di cambio fisso nelle operazioni di cambio valute: caratteristiche e storia
Il fixed exchange rate system è un sistema di cambio ancorato delle valute, chiamato in italiano “sistema del tasso di cambio fisso”, tramite il quale sia possibile operare in regimi di cambio, tramite l’uso del valore di una data valuta come ancora verso un altra o verso un insieme di valute o verso la misura del valore di un tipo di beni, come usualmente viene compiuto riguardo oro e argento. Normalmente la valuta viene fissata da organi di autorità monetaria.
A cosa può servire utilizzare il tasso di cambio fisso per una valuta?
Tramite l’uso di tassi di cambio fisso è possibile rendere stabile nel tempo il valore di una data valuta, permettendo che questa rimanga rimanga, lungo il suo valore, ancorato ad una seconda valuta e al suo valore o ancorato, come già detto, ad altri beni o insiemi di valute.
Tramite la stabilizzazione del valore delle valute sarebbe possibile supportare gli investimenti all’interno delle valute più importanti, usate solitamente come ancore per le altre. Un altro fattore a vantaggio del cambio fisso è il fatto che sia possibile in questa maniera limitare l’inflazione della valuta ancorata; tuttavia la valuta ancorata sarebbe soggetta a fluttuazioni basate sul comportamento della valuta ancora, che a seconda delle sue variazioni positive e negative sul mercato potrebbe incidere pesantemente sulla valuta ancorata. Potrebbe tuttavia essere da considerare complicato lo sforzo, a seconda della situazione, sostenuto dalla banca centrale dello stato che ancora la valuta, per mantenere la stessa ancorata, mediante numerose operazioni di acquisto e vendita della moneta a seconda della situazione. In realtà il metodo di cambio valute forex fixing, con tasso di cambio fisso, è stato da tempo abbandonato dagli stati, che oggi utilizzano prevalentemente sistemi basati su regimi di fluttuazione controllata.
La storia del tasso di cambio fisso e il suo conseguente abbandono
Uno degli esempi storici di sistema di scambio a tasso fisso fu il sistema del gold standard, che utilizzava le riserve auree come ancoraggio delle valute, e il sistema di Bretton Woods, che utilizzava il dollaro USA come riserva; tale sistema venne sostituito dal sistema del tasso di cambio fluttuante a partire dal marzo del 1973.
Sebbene il tasso di cambio a tasso fisso permetta di migliorare la reputazione e la credibilità delle banche centrali, che risulterebbero più affidabili legandosi alle valute maggiormente considerate, o permetta l’eliminazione del rischio di tasso di cambio (a cui sarebbe comunque possibile in parte, si presuppone, per gli intermediari che effettuino l’acquisto, porre un freno grazie all’esistenza di strumenti finanziari appositi e dei contratti stipulati mediante tassi a pronti o tassi a termine) e la speculazione nei mercati valutari, oltre che una fluttuazione eccessiva e volatile dei prezzi, gli svantaggi sono caratterizzati dalla mancata libertà di una politica monetaria indipendente per gli stati, dalla possibilità che si presenti una crisi valutaria (una scarsità delle riserve) o che non sia possibile consentire alla propria bilancia commerciale di riequilibrarsi in maniera automatica.